Organo

Organo del duomo di Montecchia

ORGANO:
Organo costruito dalla pontificia e reale Fabbrica d’Organi Balbiani-Vegezzi-Bossi di Milano. E’ a trasmissioni elettriche dirette con due manuali di 61 note, pedaliera di 32 pedali, 45 registri, 29 sonori, 10 pistoncini di combinazione”.
Storia:
II 21 novembre 1948 faceva il suo ingresso il nuovo arciprete don Luigi Trevisan, accompagnato da una grande folla e dalla banda, fra spari e fuochi artificiali. Oltre alle normali funzioni di pastore d’anime, don Luigi dimostrò subito di essere un degno continuatore nella cura degli edifici per il culto, in particolare per la chiesa principale di Santa Maria.
In quel periodo, la parrocchiale presentava una facciata incompleta e l’organo si trovava in fondo alla navata sopra la porta principale. “La chiesa è bellissima, – scrive – ma presenta un primo grave inconveniente per il buon andamento delle funzioni. L’organo, meccanico, è sopra la porta maggiore, staccatissimo quindi dal presbiterio, non è liturgico (l’organo), disordini vengono anche dal lato disciplinare. Penso di non perder tempo: sono incerto fra l’Organo e Scuole di Dottrina Cristiana. Chiedo il parere del Vescovo: lascia la decisione a me. Con la dottrina, penso, ci si arrangerà ancora fra Patronato e Asilo: cominciamo con la Chiesa. Il 23 gennaio (1949) invito in patronato i Padroni di casa. Un po’ freddi, ma abbastanza concordi (solo qualcuno avrebbe preferito la facciata della chiesa)”. 
Si decise per il rifacimento dell’organo spostandolo nel presbiterio. Il progetto venne preparato in poco tempo, con il contributo di mons. Ernesto Dalla Libera del conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, del signor Celestino Balbiani e dell’ingegnere Ferdinando Miotti. Il 13 marzo il parroco rendeva pubblica in chiesa la quantità della prima offerta
24.000. E iniziavano i lavori stabilendo come data di inaugurazione il 26 marzo 1950, giorno della vista pastorale del nuovo vescovo Carlo Zinato. Furono mesi “di lavoro febbrile”. “Era stata progettata la sistemazione dei due organi su cantorie innalzate sopra le spalliere laterali del presbiterio. Non piacque l’idea: le spalliere erano già tanto internate!
I sacerdoti completamente nascosti dalla navata della chiesa: la sovrapposizione delle cantorie avrebbe finito col dare un senso di oppressione.
Pensando a lungo e ripetutamente misurando, si arriva alla conclusione realizzata.
Le vecchie spalliere vengono allontanate dal muro, vi si aggiungono i fianchi (per opera di Trevisan Arduino fratello dell’Arciprete che compie l’opera quasi gratuitamente), si ripuliscono, si aggiunge la fascia sopra. Il progetto incontra la massima approvazione. Il presbiterio, già tanto vuoto, acquista ricchezza, mentre non disturba dalla navata.
L’organo “lo si volle maestoso come comporta la Chiesa. Si poteva risparmiare nella spesa alquanto elevata, forse internandolo, e risparmiando quindi in facciata e nella costruzione, ma sacrificando parte della sacrestia e parte dell’oratorio, e correndo pericolo di sacrificarne i buoni effetti, non solo, ma anche la conservazione. Si avrebbe potuto risparmiare nei registri e in qualche comodità, ma si credette bene di attenersi al principio che di avere fatto le cose, potendo, non ci si pente mai. Riguardo ai registri bisognava tener conto anche dei registri “di effetto’ (oboe, voci corali, concerto viole ecc.), ma questi non potevano essere che ‘aggiunti’ a molti altri che erano ‘indispensabili: questi avrebbe dato un carattere di distinzione, di nobiltà.

Contemporaneamente alla sistemazione e montaggio dell’organo, fu necessario sistemare la parete della porta maggiore, che era di muro grezzo e mancava di cornicione: il tutto fu eseguito con stucchi decorativi, con un cornicione, con marmorina alle pareti e alle colonne, aggiungendo un’antiportal°. Nell’occasione si intervenne anche in sacrestia: “era bassa, a livello del piano della navata con i gradini alla porta che mette nel corridoio dei confessionali degli uomini. Le finestre erano due e si aprivano a stento dal basso all’alto. Era umida e oscura. Fatto quindi i gradini attuali da Isidoro Brunello da S. Caterina in Villa, tavolato nuovo, e scantonato un angolo del corridoio per dare spazio e luce nei limiti del possibile, e fatto la terza finestra” Si procedette anche alla lavatura generale della chiesa, “molto affumicata. S’è girato in tutti i sensi con un carro, noleggiato da Verona, e lavato la mormorina con acqua e soda e strofinato con stoffe di lana”.
E il 26 marzo 1950 fu festa grande: mentre il vescovo Zinato benediceva il nuovo organo di 2530 canne alla presenza del maestro di musica don Ernesto Dalla Libera, mons. Trevisan fu nominato canonico onorario della cattedrale di Vicenza.
Il lunedi di Pasqua 10 aprile 1950, “finalmente” veniva inaugurato l’organo. “Tutta la giornata magnifica si svolge regolarmente secondo il programma allegato. Tutti sono orgogliosi della imponenza dello strumento, primo fra tutti ne è lieto l’arciprete, per avere dotato la chiesa di un mezzo assai efficace per rendere più decorose le funzioni della Chiesa. Unico inconveniente (anche questa volta Satana ci mette lo zampino): mentre in grandissima folla stava attendendo il Vescovo al ponte, una telefonata avverte che si é guastata la macchina: il vescovo arriverà in Chiesa alla fine dei Vesperi. Un grazie particolare al cappellano Don Alfonso Astegno che si è tanto prodigato per la offerta delle vesti canoniche all’arciprete. Il concerto bene eseguito, presente il Vescovo e anche S. E. Dal Cortivo’. Nell’estate dello stesso anno venne “sistemata la canonica”, con il contributo generoso del comune.