19 Giugno 2025

Corpus Domini: il pane che ci rende comunità

By don Adriano Parroco

Nella serata del Corpus Domini, alla grotta, non è stato necessario comprendere ogni dettaglio teologico sul Corpo e Sangue di Cristo. Era più importante esserci, far parte di una storia fatta di dono.
«Date loro voi stessi da mangiare»: è un comando che non riguarda solo i sacerdoti, ma ogni cristiano. A ciascuno è affidato il compito di dare al mondo il Signore Gesù. Come Lui ha dato sé stesso nel pane dell’Eucaristia, così anche noi siamo chiamati a donarci agli altri, affinché possano riconoscere in Cristo l’unico vero Pane che sazia.

Il rapporto numerico non deve spaventarci. Cinque pani e due pesci bastano, se ci fidiamo di Dio. Le comunità di Montecchia, Brognoligo, Costalunga – piccole nella dimensione – possiedono tutto ciò che serve per vivere. Dio non fa mancare il necessario.
Questa consapevolezza non va mai dimenticata, nemmeno quando ci lamentiamo per la nostra piccolezza o scarsità.

Allo stesso tempo, però, siamo chiamati a fare la nostra parte. Non possiamo più restare semplici fruitori. Nella Chiesa non esistono clienti, né tantomeno consumatori.
Siamo fedeli, partecipi del sacerdozio di Cristo.
Le forme cambiano, ma la fede resta la stessa. Guai a pensare che le ceneri siano la fede. La fede è fuoco vivo.
La cenere è solo ciò che resta del fuoco che ha bruciato. Se ci limitiamo a conservare la cenere, dobbiamo sapere che il fuoco arde altrove: là dove c’è ossigeno, volontà, desiderio di agire.
Là dove si guarda avanti.

Non serve piangersi addosso per il pane che non abbiamo portato da casa o per la fatica nel cercare di sfamare la folla.
Serve invece sedersi, far sedere gli altri e iniziare a distribuire ciò che Dio ci ha donato: la sua Parola, la nostra fede, l’Eucaristia.
Diventare pane spezzato per i fratelli.

Sono quattro anni che si condivide la mensa eucaristica. E in questi anni il pane spezzato è diventato, da un lato, più prezioso e raro, perché le celebrazioni sono diminuite; ma dall’altro, meno desiderato, perché sempre meno sentono il bisogno di nutrirsi del pane eucaristico.

Eppure il paragone è chiaro: se per vivere abbiamo bisogno di pane, per vivere spiritualmente abbiamo bisogno di Cristo, del suo Corpo e del suo Sangue.
E invece, oggi, ci siamo inventati un concetto assurdo: quello del credente non praticante.
Un po’ come dire: voglio crescere senza mangiare, vincere senza giocare, credere senza sperare.

Rinunciare all’Eucaristia è spesso segno che altri pani ci interessano. Perché, comunque, qualcosa dobbiamo mangiare.
E forse, va riconosciuto con umiltà, non sempre noi – io per primo – abbiamo saputo testimoniare con la comunione fraterna la bontà del Pane di Cristo.

La piccola processione eucaristica che conclude la festa ha voluto ricordare il valore dell’Eucaristia come pane del cammino, che ci aiuta a crescere e maturare insieme.

E questo “insieme” va sottolineato.
Troppo spesso, invece, ci costruiamo percorsi personali, perché sono più comodi, più semplici.
A volte ci interessa più la nostra scelta individuale, che il camminare con i fratelli.
Arriviamo a pensare che Dio debba seguire noi, anziché riconoscere che siamo noi a dover seguire Lui.

La vera obbedienza, il vero ascolto della Parola, consiste proprio nell’uscire da sé stessi per camminare con l’altro, incontro al Signore.
Ma spesso, con sincerità, dobbiamo ammettere che prendiamo decisioni solo in base a ciò che interessa a noi.

E le conseguenze sono concrete:
se le cose non si fanno come, quando e dove diciamo noi, allora ecco che troviamo la scusa per non esserci, per non partecipare, per cercare altro pane fuori dalla comunità.

Come distinguere, allora, la strada giusta?
Chi ci guida nel discernimento?
Sono gli apostoli, i loro successori: il Papa, i vescovi.
L’obbedienza alla Chiesa è garanzia di un cammino autentico, a volte accidentato, ma fedele.
Anche una direzione apparentemente corretta, se presa in dissonanza o contro, diventa sbagliata, perché non crea comunione.

Ecco perché camminare insieme, fare sinodo, significa andare avanti come fratelli e sorelle, guidati da Dio e dalla sua Chiesa.
Alla fine, Dio non ci chiederà quanta strada abbiamo fatto o fin dove siamo arrivati, ma se abbiamo camminato insieme alla sua Chiesa.

Che la benedizione finale dell’Eucaristia sia davvero il “dire bene” di Dio sul nostro andare, sul nostro camminare verso il domani, portando quel Pane che nutre, sostiene, rinnova:
il Corpo e Sangue di Cristo.


versione alternativa

Nel cuore della festa eucaristica, una riflessione sulla forza del dono, del cammino condiviso e della fede che si fa pane spezzato.


Una sera d’estate, alla grotta, con la semplicità di chi non ha bisogno di capire tutto per vivere qualcosa di vero.
La celebrazione del Corpus Domini in una piccola comunità dell’Unità Pastorale Alpone a Brognoligo per tutte le tre comunità ( quindi anche per Montecchia e Costalunga) ha rimesso al centro ciò che conta: esserci, far parte di una storia di dono.
Le parole del Vangelo risuonano forti: «Date loro voi stessi da mangiare.»
Non solo un invito ai preti, ma un compito per ogni cristiano: dare al mondo il Signore Gesù.
Come Lui ci ha dato il Pane dell’Eucaristia, così siamo chiamati a donarci agli altri, affinché in Cristo riconoscano l’unico vero Pane che sazia.


Anche cinque pani e due pesci bastano

Non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalle proporzioni. Anche numericamente piccole, le nostre comunità hanno tutto per vivere.
Cinque pani e due pesci sono sufficienti, se c’è fiducia in Dio.
È un richiamo a non lamentarsi della scarsità, ma a riconoscere che Dio dona sempre il necessario.

E proprio per questo, nessuno può rimanere spettatore.
Nella Chiesa non siamo consumatori o clienti.
Siamo parte attiva, chiamati a partecipare al sacerdozio di Cristo.
I tempi cambiano, le forme si evolvono, ma la fede resta viva, fuoco che brucia.
Non possiamo limitarci a custodire la cenere della tradizione: il fuoco della fede vive dove c’è ossigeno, volontà, desiderio di agire.


Sedersi e condividere

In questo spirito, la celebrazione invita a non piangersi addosso, ma ad agire.
Non importa se il pane sembra poco: basta sedersi, far sedere gli altri, e iniziare a distribuire ciò che abbiamo ricevuto.
Parola, fede, Eucaristia.
Diventare pane spezzato per i fratelli.

In questi quattro anni di condivisione eucaristica, il pane si è fatto più raro ma anche meno desiderato.
Sempre meno sentono il bisogno di nutrirsi del pane eucaristico.
Eppure è semplice: per vivere serve il pane. Per vivere spiritualmente serve Cristo.


Il credente non praticante?

Il nostro tempo ha inventato un paradosso: il credente non praticante.
Come dire: voglio crescere senza mangiare, vincere senza giocare, credere senza sperare.
È un segnale chiaro: cerchiamo altri pani, altri cibi, perché qualcosa dobbiamo pur mangiare.
Forse perché noi stessi – ministri e fedeli – non sempre abbiamo testimoniato con coerenza la bellezza e la forza del Pane condiviso.
La comunione non è solo liturgica, è fraternità concreta.


Il pane del cammino

La piccola processione eucaristica ha voluto essere segno visibile di un cammino:
l’Eucaristia è il pane che sostiene la vita, che ci aiuta a crescere, insieme.
Un cammino fatto in comunione, non in solitudine.
Troppe volte scegliamo scorciatoie personali, pensando che Dio debba venire con noi.
Ma è il contrario: noi siamo chiamati a seguire Dio, anche quando il sentiero è scomodo.

La vera fedeltà non è fare di testa propria, ma camminare con l’altro, lasciarsi guidare.
Spesso decidiamo noi la strada solo perché ci interessa.
E se gli altri non fanno come vogliamo noi, ecco che arriva la scusa per non esserci più, per cercare altro pane, fuori dalla comunità.


Obbedienza e comunione

Ma chi ci guida nel discernimento?
La Chiesa, attraverso gli apostoli e i loro successori: il Papa, i vescovi.
Obbedire alla Chiesa non è debolezza, è garanzia di verità, anche quando il cammino è difficile.
Anche la direzione più saggia, se presa da soli o contro gli altri, diventa sbagliata: perché non crea comunione.

Camminare insieme, vivere il sinodo, significa andare avanti come fratelli e sorelle, guidati da Dio e dalla sua Chiesa.
Alla fine, Dio non ci chiederà quanto abbiamo camminato, ma se lo abbiamo fatto con la sua Chiesa.


Il pane per il domani

La benedizione eucaristica ricevuta alla fine della celebrazione vuole essere un augurio per il cammino:
che ogni passo sia nutrito da quel Pane che non finisce,
quel Pane che è Corpo e Sangue di Cristo,
vero cibo per il nostro domani.